Alzando
gli occhi dal proprio niente verso la carrozza quasi vuota, vede tre metri
davanti a sé, di profilo, seduta serena con le spalle e la testa erette, le
mani appoggiate con gesto disteso alle cosce parallele tra di loro e al suolo,
i piedi uniti nelle scarpe scollate, una ragazza di quindici/sedici anni, già
donna fatta ma come ancora trattenuta sul versante al di qua dell’adolescenza;
una ragazza non particolarmente bella, e però bellissima, perché si trova
esattamente in uno di quei pochi momenti, o giorni o mesi, o nel semplice
istante che incrocia inconsapevolmente lo spazio posizionale e prospettico
destinatole da sempre, anche se forse per nessuno, nell’esatta età, che può
situarsi nell’infanzia come nella vecchiaia ma che di solito elegge appunto
l’adolescenza, nella quale ogni essere raggiunge la massima bellezza che gli è
consentita, una bellezza senza alcun fine, nemmeno quello di essere percepita,
che trascende se stessa, il semplice fatto di un essere che è bello, per diventare
assoluta, gloriosa per sempre nel cielo di ciò che non sarà più perso anche
se nessuno l’ha mai raccolto.
Un racconto meraviglioso. Scritto con la perizia degli autori alti, come di un Manzoni,di un Gadda, comunque di un "lombardo".
RispondiEliminaGrazie.