29/07/20

Luoghi del sacro (Ricordi di copertura 13)


Un’amica mi manda una foto da Micene e subito mi vengono in mente alcuni dei luoghi in cui ho maggiormente avvertito, o mi è sembrato di capire, il sacro. Come all’arrivo a Micene, appunto, camminando lungo un viale di alberi del pepe, o di eucalipti, verso le tombe, accompagnato da canto fortissimo delle cicale.
E poi a Atene, salendo lentamente, ma non a fatica, lungo la scalinata che porta all’Acropoli, con gli occhi socchiusi, ridotti a una fessura, fermandomi ogni tanto a guardare in giù, verso il mare.
E scorgendo da lontano, dal deserto, con 41 gradi all’ombra, la città santa di Kairouan, in Tunisia, e poi entrando nel grande cortile, in quel momento quasi deserto, della grande moschea.
E ancora, dopo aver visto le grandi rocce con i graffiti camuni a Capo di Ponte, quando, proseguendo sul sentiero, e ancora avanti, fuori dagli alberi, mi sono ritrovato in una piccola valle verdissima, con una fonte, o un ruscello in un angolo della spianata, nel silenzio più totale, senza nessuno in giro, come se ogni essere vivente, cioè mortale, si fosse ritirato da lì, o avesse preso una lunga pausa, per riflettere, o dormire.
Ogni volta d’estate, con il sole a picco, una luce sfolgorante, implacabile, che non feriva però, e anzi avvolgeva, senza cancellare né trasfigurare. Che era semplicemente lì perché così doveva essere.


Nessun commento:

Posta un commento