02/11/21

Così facciamo. (Cristo sale sulla scala appoggiata alla croce)


Il condannato sale sulla scala quasi senza esservi costretto, di sua spontanea volontà, come immagino pochi condannati hanno fatto prima e dopo di lui, alcuni per darsi un contegno di coraggio e dignità, come un buon viatico per l'oltre, per la memoria se non per un'altra vita; mentre quasi tutti si oppongono, gridano la loro disperazione, non risparmiano il dolore a chi esegue, accompagna e assiste, a ricordare la loro mala fede, la violenza che stanno esercitando in nome di una qualsiasi giustizia che in quanto uccide già si nega, è già ingiusta. Un uomo, in bilico sul braccio della croce stende la mano per aiutarlo a salire, mentre un suo compare, su una scala lì accanto, è già pronto con i chiodi e sembra che uno lo stia già battendo contro il legno, come a fare una prova, impaziente; un terzo, in basso sotto la scala su cui è salito quello che sta afferrando il braccio del condannato, sta tendendo anche a lui un martello, mentre un altro ancora, lì accanto, tiene un secchio con altri chiodi, di spalle, come una figura repoussoir che separa dalla scena il devoto spettatore e insieme lo rappresenta in essa, perché è il fedele che porta gli strumenti del supplizio; poi ci sono quelli che assistono esprimendo il proprio dolore, come l'uomo in rosa, forse Giuseppe d'Arimatea, o con espressione seria, pensosa, come il sacerdote sulla destra, forse un santo raffigurato nella pala di cui questo quadretto minuscolo costituisce una delle predelle, o con lo sguardo spaventato, che non ha il coraggio di fissare direttamente la scena e lo volge attorno, verso l'esterno, verso di noi, che siamo prima uno e poi l'altro personaggio della scena, e infine tutti assieme, soprattutto quello che sale alla croce, verso la condanna a cui non può sottrarsi, o non vuole, perché vuole darle un compimento, e un senso, assumerla su di sé come l'esito cercato del proprio percorso, e non l'inesorabile conclusione che non poteva non giungere una volta trovatosi per strada e il percorso iniziato.

 

Giovanni Baronzio, documentato a Rimini tra il 1343 e il 1362, Storie della Passione di Cristo e Giudizio Universale. (Pannello o predella)


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