12/10/22

Sopra il gradino

 


È l’intervallo. Un ragazzo sta salendo al nostro piano con un amico non si sa se per far passare il tempo e sgranchirsi le gambe, o per incontrare qualcuno o per la parata di routine che consenta nel frattempo una veloce ricognizione della fauna locale. Più probabile la prima ipotesi: i due chiacchierano senza indirizzare lo sguardo da nessuna parte precisa. All’ultimo gradino però, forse distratto dal brusco ondeggiare di un capannello di ragazze nel corridoio, inciampa e perde per un attimo l’equilibrio, ma di pochissimo, tanto che nemmeno l’amico se ne accorge. Ritrova immediatamente la stabilità e fa un passo con disinvoltura, senza sforzi, come se l’inciampo non fosse mai avvenuto nemmeno per lui. E forse è davvero così; ma appena compiuto il passo, le sue gambe, da sole, abbozzano un paio di saltelli imprevisti di pura agilità, che subito, senza soluzione di continuità, passano di nuovo a un’andatura regolare che lo porta via così com’era arrivato. Resta, poco sopra il gradino, come una minuscola cavità nell’aria, che gira lentamente su se stessa, sorpresa della propria nascita ma delusa che nessuno sia venuto a congratularsene con lei. È ancora lì. Ogni tanto, quando passo, le faccio un rapido cenno di saluto. Lei capisce.

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