Di
sera, sulla città, le nubi del primo autunno sono bianche, nel cielo luminoso.
Si muovono lente, con calma invidiabile. Poi prendono sfumature grigio-rosa, ma
non mostrano di risentirne: il loro passo resta inalterato. Per loro è lo
stesso. Per me no. Ma non importa, va bene ugualmente.
Hanno
passato a fatica le montagne; sono superstiti. Un po’ stanche, ma adesso la
paura è passata. Dimenticata. E così si godono il viaggio, indolenti.
Fischiettano. Nella testa ne ripeto il motivo.
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