13/05/14

Anime tra i piedi

 
Ci sono queste anime, non so di chi, ma piccole, che mi stanno sempre tra i piedi, girano attorno ai polpacci, volteggiano lungo le cosce per poi sostare un attimo, come a riposare, sulle ginocchia e scendere di nuovo tra i piedi, o di lato, nell'erba, sopra le pozzanghere, tra un sasso e l'altro. Sono invisibili, ma ogni tanto si lasciano sfuggire un riflesso, un minimo bagliore. Forse appartengono a animali, non so, o a qualcuno che magari ho conosciuto, o gente che semplicemente era qui, piante non più vincolate alle radici ma ancora a questa terra, esseri viventi di ogni specie e grandezza, turisti incorporei, perditempo come me, che però di tempo ne hanno in abbondanza...: fatto sta che me le ritrovo sempre tra i piedi. Sono lì, piroettano, saltano, disegnano traiettorie sinuose, annodate, in arabeschi, si lanciano in brevi scatti e si arrestano di colpo, si esibiscono in salti mortali, carpiati, avvitati, in microscopiche picchiate, poi tornano a sfiorarmi le suole, a sfidarmi a calpestarle. Si divertono così. Ma sono anche un po' svagate e, inebriate da tutti quei virtuosismi, si distraggono e vengono sorprese da qualche mio movimento brusco, uno di quegli scarti, o piccoli inciampi, provocati dalla strada sconnessa e soprattutto dalla mia andatura maldestra, o da un arresto o una ripresa improvvisa dopo una sosta che nulla giustificava (ma un capriccio, una curiosità, il preannuncio o l'eco di un piccolo malanno, la distrazione, non sono nulla...), che le costringono a schizzare via di lato, a piegare qualche stelo e lasciarsi sfuggire una scintilla di luce bianchissima, un luccichio incandescente sulla soglia del visibile. A rivelarsi. Allora sto più attento a dove metto i piedi, ma non posso farci niente: ogni tanto ho paura di calpestarne qualcuna. Ma appena lo penso, un ciuffo di steli che ondeggia, un riflesso più forte, un lampo che balena, mi rispondono come un sorriso. (Di tenerezza, mi pare.) Forse anche questo fa parte di un loro gioco, di una danza: il gioco della linea interrotta e della deviazione, la danza del disorientamento... Inutile sperare un qualche rigore, non sa nemmeno cos'è l'esprit de géometrie, questa gentaglia. La logica gli fa un baffo! La nostra. Ma dubito che ne abbiano una loro, anche. A cosa gli servirebbe? (Non so... però io credo che una logica servirebbe a tutti. Troppo facile, senza! Tutti che si fanno i loro comodi, e chi s'è visto s'è visto! I delinquenti gongolano, gli imbecilli assentono. E subiscono, senza capire né come né perché. Non mi dispiacerebbe, se non ne pagassi le conseguenze io pure... Che sia un imbecille anch'io? E neanche tanto alla lontana?)
Stavo rimestando queste fantasie, prima, quando ho visto, fermo su un gradino al salt del gatt, un pettirosso che mi osservava pacifico, per nulla su chivalà, pronto a fuggire come quasi sempre accade. Mi guardava dritto, poi gonfiava il petto, e intanto mi sbirciava, rilasciava il fiato, mi fissava e gonfiava il petto ancora. Poi ha fatto un saltello sul gradino superiore, è ridisceso, si è voltato verso di me, ha gonfiato un'ennesima volta il petto, facendo anche lui una piccola danza. Nel frattempo un piccolissimo uccello si è alzato in volo lì accanto e si è diretto, velocissimo, nella macchia sull'altra parte della strada; e poi un altro, con una coda lunga, striata di bianco e giallo sul fondo scuro del resto del piumaggio, e accanto il solito merlo di quel microterritorio, quello della planata al rallentatore dell'altro giorno, che si godeva la scenetta tra me e il pettirosso. Questo rito di seduzione perfettamente riuscito.


Poco prima mi ero meravigliato perché lo scoiattolo che staziona verso la fine della salitella era rimasto fermo per un po', a terra, tra le foglie, quasi indistinguibile, mentre passavo, anche lui a guardarmi per nulla spaventato. Ho ricambiato il suo sguardo, finché lui, come accertatosi che avessi capito (ma cosa?), ha preso tranquillamente la strada verso il suo albero e lì è rimasto, sgranocchiando qualcosa, ad aspettare che io tranquillamente riprendessi la mia.
Non so...

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