Col
televisore la mia gatta ha un rapporto meno frequente, ma certamente più vario
del mio (stavo per scrivere: del suo padrone, ma non sarebbe più esatto:
servitore?). Alle immagini proiettate sullo schermo in genere non fa caso, se
non talvolta per giocarci o tentare di scacciarle, e magari di afferrarle, come
mosche, dimostrando così di averne compreso l’essenziale natura. Più spesso
invece vi si posa sopra, come su una stufa, per godere il calduccio che emana,
o come su una torretta panoramica o un panopticum da cui tenere sotto il suo
teoretico controllo la vita per me impercettibile delle piante e della terra
nelle fioriere e l’apparente atarassia delle poltrone e del pavimento, oltre
che gli strani maneggi del sottoscritto col battitappeto, del quale, essendo
sorda, non ha paura.
In altri
casi invece ne fa un personale piedistallo, dal quale non si smuove, come una
statua, se non per assumere nuove, più plastiche posizioni, convinta, da
perfetta smorfiosa, che io mi sia accomodato sulla poltrona di fronte solo per
poterla ammirare in tutta la sua bellezza, senza che abbia mai a stancarmene. E
come ha ragione!
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