Ogni
tanto qualcuno se ne esce con una variante di questa formula. Se non sono le
brioches è la paella, gli spaghetti allo scoglio (i miei preferiti), la
cioccolata (mmm!), o la cappelleria, la pista ciclabile, il bosco... della
città, o regione, o stato, o corpo celeste o immateriale. Oggi è stata la volta
delle brioches. L’amico me l’ha segnalato perché sa quanto sono goloso, ma
tende a ignorare che devo controllare gli zuccheri. È un modo indiretto per dirmi che mi
vuole bene, e quindi lo perdono. (Oppure è un modo indiretto per insufflarmi
che mi vuole togliere di mezzo, o dai piedi: ma lo perdono lo stesso.)
Le
migliori brioches di tutta Milano. Il che implicherebbe che abbia
sistematicamente girato la città per assaggiarle tutte o quasi (meno i postacci,
i cubicoli con i veleni confezionati), cosa che mi rifiuto di pensare: per il
tempo, le finanze, la stazza (non è grasso) e le mille cose che fa, tutte bene
peraltro (come ci riesca, proprio non lo so: mi fa una rabbia!). Naturalmente
queste meraviglie si trovano tutte in luoghi nascosti, difficilissimi da trovare
(“un barettino dietro l’edicola in fondo alla via nella direzione opposta a
quella che percorriamo abitualmente, che quasi non si vede”); segreti, protetti
a costo della vita da una piccola schiera di cospiratori esoterici, perché
altrimenti non si capisce come mai la loro eccellenza non sia di dominio
pubblico; piccoli, come se superata una certa misura qualità e bellezza
scemassero inesorabilmente, e dalle disponibilità limitate (“se arrivi dopo le
nove non ne trovi più...”: ma perché non si organizzano per sfornarne secondo
le richieste, magari un contingente limitato alla volta?)
Poi, che
so?, leggo un libro sull’autoritratto e l’autore (bravo, informatissimo,
brillante), non fa che scrivere: “X è stato il primo a...”; “non è vero che Y
ha inventato, ho scoperto che prima di lui...”; o: “la prima volta che è
apparso questo tema o dettaglio...”, o ancora: “è stato in quel luogo, a lungo
ignorato, che hanno creato per primi...”. (Fino a prova contraria naturalmente;
fino alla prossima scoperta del prossimo ricercatore più attento o
dell’esploratore più fortunato: per esempio è notizia recente che l’invenzione dell’arte
risalirebbe a quasi 40.000 anni fa, in Indonesia... mi pare; millennio più
millennio meno; su quest’isola o quell’altra: perché la foresta, o il deserto, potrebbero
riservare sorprese – chissà cosa c’è sotto... si chiede lo studioso, come noi
da adolescenti...).
E altri
ancora con altro ancora.
Va be’,
ci tornerò sopra. Il primo momento che potrò. Quando avrò trovato la formula
migliore, che sarà allora usata per la primissima volta. E poi pubblicherò il
tutto senza dirlo a nessuno in un sito, o rivista o fanzine o libro, pressoché
introvabile, quasi inaccessibile. O accessibile solo ai veri cercatori, ai
fortunati o agli eletti: all’aristocrazia delle intemperie.
(Espressione,
quest’ultima, che purtroppo non è la prima volta che viene usata, e non solo da
me. Ma facciamo come se lo fosse, dato che qui lo è, come lo è per molti
lettori: di sicuro quasi tutti i miei, almeno, che si godranno la primizia.
Fresca, profumata e buonissima come una brioche. Come la migliore brioche di
Milano e dintorni.)
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