Non
sono stato abbandonato in un cassonetto appena nato; mia madre non è
morta in un incidente stradale il giorno del mio settimo compleanno;
ogni volta che usciva a prendere le sigarette, mio padre tornava
puntualmente a casa; alle elementari ero il cocco della maestra e
naturalmente il primo della classe, anche senza dannarmi a studiare; a
calcio ero il capitano della squadra e ho esordito in prima squadra
prima dei sedici anni, usando la carta di identità di un altro; gli affari
di famiglia, anche dal punto di vista economico, sono andati sempre di
bene in meglio, almeno per quanto ne capivo; ho cominciato a girare in
machina, e poi per il mondo, ben prima dell’età regolamentare; tutti mi
dicevano che ero un bel bambino, e difatti lo ero, e oltretutto la
natura mi ha beneficiato di un carattere permanentemente allegro e di
una voglia di vivere che non conosce cedimenti: per forza che ogni
minima imperfezione nel tessuto dell’universo mi appare intollerabile
come un’offesa personale, insensata, maligna e immeritata. Come si
permette?
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