La
storia di tutti finisce con la morte, con la morte finiscono quasi tutte le
storie. Alcune invece dalla morte prendono inizio: ciascuna una storia, non
necessariamente diversa, che nasce dalla morte e viaggiando a ritroso, facendo
soste e giri che sembrano portarla altrove e invece non sono che il modo più
diretto concesso dalle circostanze, e forse dal carattere di chi le vive o da
forze che nemmeno lui conosceva, si ritrova alla fine all’inizio da cui aveva
preso le mosse: ancora la morte, un’altra, e pure la stessa. La stessa, ma
un’altra: perché ora ci sono la storia, le vicende e i cambiamenti che l‘hanno
preceduta, e, qualcuno dirà, ad essa hanno portato. Sbagliando: perché questo
possiamo dirlo solo ora, che questa seconda morte la storia l’ha conclusa,
mentre non potevamo dire niente prima, perché prima della prima morte nessuna
storia c’era stata. Chi le ha subite entrambe non può confermarlo: prima non
sapeva, poi ha saputo, forse, ma comunque non può dirlo, perché la sua storia
l’abbiamo raccontata noi: l’ho raccontata io, in questo modo così sommario,
privo di dettagli e di pathos, e ve la siete raccontata voi mettendo tutto ciò
che le mancava. In questo modo, voi vi assimilate a Dio; mentre io, che non ci
credo, o non ne sono degno, degli uni e dell’altro resto senza, e aspetto,
chissà, di passare alla prossima, morte permettendo.
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