C'era
questo ometto di 75-80'anni, piccolo come uno gnomo, con la faccia e
l'espressione da gnomo, ma senza cappello e barba da gnomo, e che quindi
forse gnomo non era, o lo era ma adattato ai tempi moderni,
mimetizzato, forse vergognandosi, chissà perché, di esserlo, invece di
andarne orgoglioso, di essere ancora vivo, e vivo da gnomo, in un mondo
dove per gli gnomi sembra non esserci più posto, se
non in senso morale, nell'avvilimento di una condizione universale
schiacciata, ridotta ai minimi termini... va beh, dicevo, c'era questo
ometto vecchio vecchio e piccolo come uno gnomo, che teneva un bastone
nella destra e un guinzaglio nella sinistra e camminava con passettini
frenetici, ma così brevi che il tacco del piede in movimento non
superava mai la punta di quello fermo, di modo che, nonostante il ritmo
frenetico, sembrava fermo. Ma lo stesso diceva ogni due metri al suo
cagnetto (un cane da gnomo) che indugiava nell'erba che costeggiava la
pista pedonale accanto al campo da calcio che un innaffiatore automatico
stava bagnando, lanciando i suoi spruzzi estremi fin lì abbastanza da
creare una parvenza di frescura: "Dai, muoviti, muoviti! cosa cerchi
ancora? muoviti..." senza capire che lui indugiava solo per essere
richiamato, che restava indietro per misericordia, per amore.
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