11/04/24

Ex voto



  

Avrebbero dovuto saperlo, prima di avventurarsi ad attraversare il fiume, dove il guado era più semplice. E certo non dubitavano che il posto giusto fosse quello. Era un punto di passaggio di uso comune. L’argine scendeva dolcemente e la risalita dall’altra riva altrettanto, mentre tutto attorno gli argini erano alti, perché le piene improvvise e travolgenti non erano rare, quando i temporali sulle colline vicine erano particolarmente forti. Ma quel giorno di temporali non si vedeva nessuna minaccia. Il cielo era grigio, l’aria umida, ma stagnante. Caldo non faceva, e i vecchi avevano dovuto coprirsi, mentre agli sposi bastavano gli abiti da cerimonia, che non potevano essere guastati da nessun pastrano, e il calore dell’evento imminente, i corpi in ebollizione. I buoi, bellissimi, erano incoronati da vezzose ghirlande; il carro se l’erano fatti prestare da un amico che ne aveva uno tutto decorato che sembrava fatto apposta per le cerimonie e non aveva voluto nessun compenso, salvo l’onore della guida. Già era stato invitato al banchetto! Gli sposi erano radiosi, soprattutto lei, che coronava un sogno. Era innamorata da quando aveva 14 anni! Lui era un po’ più serio: pensava anche alle responsabilità. Alla futura famiglia, ai figli. Lei invece non voleva altri pensieri, per oggi. Ma forse la sua immagine è stata aggiunta a posteriori, forse lei stava andando verso il sagrato da un’altra strada. La mamma dello sposo, alle sue spalle, rimasta vedova presto, in tempo di guerra, godeva della gioia più rattenuta del figlio e di una maggiore tranquillità e aiuto domestico e in cascina, probabilmente. E dei nipotini da accudire: era ancora giovane, di forze ne aveva, e anche tanto da amare, ancora.

Poi non si sa cosa è successo. L’acqua un momento prima si era attestata poco sopra il garretto dei buoi, più tanto non era previsto che arrivasse. Il clima sul carro era sereno. Il conducente tranquillo. Forse il futuro marito aveva detto qualcosa di divertente. Un sorriso era spuntato sulle labbra di tutti. Tranne del bambino, che non aveva capito e si godeva la gita accanto alla nonna guardandosi attorno con il suo solito stupore. Ci dev’essere stata una buca imprevista, una piccola voragine provocata dalle ultime piogge, uno smottamento sotterraneo: fatto sta che il bue di sinistra si è trovato senza appoggio e anche quello di destra ha faticato a trovarlo, con le due zampe di destra che scivolavano perché quelle di sinistra annaspavano per cercare il suolo. Così il carro all’improvviso si è piegato: il bambino è stato sbalzato fuori e la nonna con lui. Gli altri sono riusciti a attaccarsi ai bordi del carro. Il bambino e la nonna, che non sapevano nuotare, sono stati trascinati dalla corrente invece. Gridavano e si agitavano. Mentre i buoi hanno provato a recuperare l’equilibrio e alla fine lo hanno trovato trascinando il carro ormai di traverso sull’altra sponda con le altre donne aggrappate e incolumi, i due uomini si sono gettati così com’erano, immediatamente, e hanno cercato di raggiungere la nonna e il bambino pur impacciati dagli abiti. Il conducente ha afferrato il bambino e è riuscito a portarlo a riva abbastanza presto, mentre lo sposo faticava a mettere il salvo sua madre, che si agitava e gridava e era appesantita dagli abiti impregnati di acqua, già che non era leggera di suo, e rischiava di essere trascinato dalla corrente lui pure. Allora l’amico si è sbarazzato ha corso un po’ lungo la riva sbarazzandosi nel contempo della giacca e si è gettato di nuovo per aiutare lo sposo, e in due, tra grandi ambasce e con una fatica immane, sono riusciti a tener ferme la vecchia e a trarla il salvo. Visto che era ancora viva e si muove, si sono abbandonati sulla riva con il cuore che sembrava scoppiare, i muscoli che dolevano, il respiro che tardava a venire e poi usciva a fiotti, con l’acqua bevuta. E’ stato allora che hanno visto la donna librata tra gli alberi che sollevava le braccia per l’esultanza, o per benedirli. Sembrava una contadina. Era vestita come una di loro. Chissà chi era.

 

Foto di Orlando Paci, 1956/57 tra Calmazzo e Urbino