07/03/22

Porterò tutto con me

 


Mi porterò tutto con me, pensa, e non sarà più niente. Ma così, non è più niente già ora qualsiasi cosa faccia o non faccia. Si appresta a essere e già non è. Si stende supino sul divano, chiude gli occhi per dormire, le mani sul petto con le dita incrociate come se dovessero infilarci un rosario, le gambe allungate che il torpore comincia a invadere e appesantire. Allinea i piedi, che erano ancora accavallati, ma non riesce a tenerli paralleli, il destro si piega di lato e la gamba lo asseconda senza volerlo, scostandosi leggermente dall’altra. Gli occhi restano chiusi, e per difenderli dalla luce si tira sulla testa la leggera copertina di pile che lo avvolge, e torna a intrecciare le dita sul petto. Non sarebbe male morire così, essere invaso dalla morte, invece che dal sonno. O da entrambi, meglio, prima l’uno poi l’altra, senza soluzione di continuità. Mentre immagina, sogna, questo, si addormenta, per un po’, di un sonno lieve, carezzevole, materno. E presto si sveglia. Calmo. Un po’ deluso e insieme sorpreso. Sereno. Senza rimpianti.

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