10/12/22

Appunti per niente 38. In margine a Questa bruma insensata di Enrique Vila-Matas

Se c’è una cosa che mi piace di Vila-Matas è che, per quanto ironico sia e sempre pronto a ribaltare e sfumare con continui richiami e variazioni ogni affermazione, è uno per cui il mondo della letteratura non solo è importante in una misura oggi impensabile ai più, ma è anzi praticamente l’unico. L’unico vivibile e vero: l’unico in cui i suoi personaggi, e i suoi narratori, e arrivo a dire lui stesso, riescono a vivere, abitandolo in tutta naturalezza, aggirandosi perfettamente a proprio agio tra le sue vie, parlando con i suoi abitanti come si fa con concittadini e parenti, e parlandone ai lettori come se tutti li conoscessero e a loro volta li frequentassero, in modo a volte anche divertito ma senza strizzatine d’occhio o altre basse forme di ammiccamento. Al massimo col tono scherzoso che si usa per certi zii strambi e originali, come in questo romanzo, o sbigottiti per le loro trovate e i loro exploit. O aggirandosi con vero smarrimento quando sale, dai campi o dal mare, a invadere la vita di tutti, a confondere menti e visioni, una bruma insensata.

Gli scrittori e le opere, le loro vite, i caratteri e le consuetudini, il tono delle loro parole, la piega delle frasi, gli intercalari e i tic, sono vicini di casa, conoscenti che si incrociano per strada e al bar o nelle più comuni occasioni pubbliche, e con i quali ci sia saluta e spesso ci si ferma a fare due chiacchiere, a commentare l’attualità o le letture recenti, le opere d’arte viste, le malattie e le morti, mentre attorno i morti in carne ed ossa con il loro sangue tuttora in circolazione e i loro appetiti e problemi sono solo loro riflessi, fantasmi trasparenti, al limite del visibile.

 

Per chi condivide questo mondo e vi abita considerando i suoi abitanti come membri di un’unica famiglia estesa a tutta la terra e a tutti i tempi, come il sottoscritto, quelle che lo scrittore catalano racconta sono tutte storie interessantissime, appassionanti come vicende di amici o cugini persi di vista e di cui lui ci porta notizie fresche, storie di amori, disgrazie, depressioni e fantasie coronate di successo o che li hanno condotti a smarrirsi o a morti disgraziate. Dubito invece che possano interessare a coloro che vogliono belle storie, trame appassionanti con morti a raffica, persone scomparse e da ritrovare, affari e malaffari, sentimenti e illuminazioni che li aiutino a orientarsi nel buio dei tempi, drammi, malattie, turbe, perdite di padri e madri e figli e mogli e amanti e compagni di qualsiasi genere, o non-genere (meglio), siano: per questo mi sento di sconsigliarne la lettura, sicuro che, non riconoscendo il loro ambiente, persi nelle loro brume, non ci metteranno molto a sentirsi spaesati  e ad annoiarsi. Però poi, ripensandoci meglio, io è proprio a questi che consiglierei la lettura, e di provare a insistere anche dopo la seconda e terza e quarta tentazione di gettare il libro alle ortiche, a respirare a lungo la sua aria per vedere come può essere una letteratura che coniuga comunque un racconto, il proprio, la sua peculiare saga familiare, con la storia in quanto storia della letteratura, in tutta serietà e in tutta ironia al contempo, serissima quanto leggera, teorica e divagante, fatta di echi e rimandi e ovviamente fitta di citazioni, esplicite e più spesso che non c’è bisogno di esplicitare essendo parole di amici e congiunti, vere ma anche inventate, verosimili, paradossali, assurde, ma forse anche no, e che è inutile cercare di verificare, dal momento che si adattano alle storie e alle figure di cui si va narrando e vi apportano scorci e sfumature congruenti eppure sorprendenti, e appassionanti. Come e più di thriller, distopie, corruzioni, mafie, amori a valanga, enormi straordinarie disgrazie che capitano a tante persone eccezionali ugualissime a ciascuno di noi. E ciò che non si capisce o non ci si preoccupa di verificare, la nebbia che ci avvolge in certi luoghi e passaggi, la si lascia volentieri a filologi e a dottorandi del futuro, e alle nostre stesse riletture, magari più consapevoli e, chissà, più colte e prese nel gioco della scoperta, e meno svagate e fantastiche, almeno fino a quando non ci lasceremo portare di nuovo dalla pura lettura, con buona pace di tutto il resto.

 

 

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