05/10/23

Robert Walser - appunti per "L'assistente"



Anche qui egli era un bottone ciondolante che non ci si dà la briga di riattaccare, ben sapendo che la giacca non la si porterà più per molto. (I fratelli Tanner, 22)

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Come essere umano è certo stato un esemplare di grande interesse, che difatti non gli viene fatto mancare da parte di studiosi e curiosi (distinguere a volte è difficile); ma se è vero, come lo è, che a coloro che “vorrebbero trarre dai libri qualche insegnamento per la vita […] con mio grande rincrescimento devo dire che non scrivo per quel genere di persone, peraltro del tutto rispettabili”, non gli faremo il torto di usarli per capire la sua vita, né quello più volgare di usare la vita per parlare dei libri, come se questi non bastassero da soli.

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E ci sono queste bellissime descrizioni della natura, dei boschi, del lago, del cielo, dei monti e dei paesi e del venti e del sole e dell’acqua gelida in cui immergersi e nuotare, che poi, a ben guardare, non si vede niente: io almeno fatico a figurarmi qualcosa di concreto, ma bastano le parole a incantarmi. Mi figuro paesaggi che non saprei definire, solo flussi di emozioni che mi attraversano e mi fanno felice o mi commuovono, nei quali avanzo leggero a volte, e altre pesante, gravato di tutto il peso del corpo, che si fa sentire per ogni cellula e muscolo e organo, e non opprime, ma è un peso che sprigiona gioia, anche quando immalinconisce o affatica.

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Sparire è quello che fa, ma non certo come un’arte (L’arte di scomparire, come ha titolato un suo libro il filosofo Pierre Zaoui): sarebbe dare troppa importanza, prendere un’iniziativa forte, imporsi come soggetto agente in base a una decisione; invece lui non fa che allontanarsi da un luogo per andare in un altro, a volte lì accanto, dove però non si ferma 20’anni a spiare la vita della moglie come il Wakefield di Hawthorne, ma fa le sue cose alla luce del giorno, finché non si sposta di nuovo.

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Assistente è colui che assiste, principalmente nel senso di aiutante, subordinato, dipendente, servitore, impiegato, spalla, commesso, complice; ma è anche colui che si prende cura, che dà una mano; e infine colui che assiste, che guarda, che è fuori, distaccato, anche quando è dentro, coinvolto.

Tutto declinato al condizionale, nel caso di Joseph Marti, il protagonista del romanzo; tranne, quasi sempre, l’ultima accezione.

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“l’umiltà insolente, la modestia provocatrice” (Sauvat, 15)

“essere cortese come quando lo si è quando non si prova nulla” (cit. da  Sauvat, 94)

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Prestare attenzione ha un che di assai vivificante. La disattenzione spossa. (Il brigante, 21)

E tuttavia, spesso basta niente a distrarre i suoi personaggi, a dispetto dei migliori propositi. Il loro regno è la fantasticheria.

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Sempre sul bordo del corteggiamento, senza che mai provi non dico a varcarne la soglia, o a affacciarsi, ma nemmeno a pensarlo, o addirittura a desiderarlo. Gli basta la sua remota possibilità, fa ricorso a qualche vaga, e casta, fantasia, e è contento così. O così sembra. Come se andare oltre, anche solo con l’immaginazione, fosse per lui impensabile, prima ancora che impossibile.

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Essere grati a chi ci comanda, che ci solleva dal fardello di decidere (Cfr discorso signora Tobler)… di decidere cose di cui poco o nulla importa, e solo perché importa a coloro con cui si è in quel momento a contatto: così per un po’ si sa cosa fare, si tengono impegnate la testa e le mani (cfr passaggio su “attività servili e fisiche”).

“La dipendenza assicura l’estraneità”, come scrive Magris in Dietro le parole, 282.

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“I suoi personaggi – nella maggior parte dei casi suoi alter ego – si trovano sempre sulla soglia dell’età adulta, ma non la superano” (V. Ottoboni, “Verso l’insignificante”, in R. W. , ed. Joker, p. 15). Joseph Marti ha 23 anni

 

E’ vero. Al massimo giocano a fare i grandi, ma vorrebbero quasi saltare la maturità a piè pari per trasbordare dall’infanzia, scansando regole e responsabilità, con pochissimi vincoli (almeno nel desiderio), tutti provvisori e presto abbandonabili, alla vecchiaia che da quei vincoli si è liberata, riconquistando uno sguardo vergine sul mondo: non originario, ma di una verginità riconquistata, quella che disfa formule schemi e sapere perché li ha conosciuti e può liberarsene a ragion veduta, direi quasi con una leggerezza di secondo grado, una leggerezza al quadrato.

 


 

 


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