21/08/25

L'atelier dell'errore



Mentre sul grande schermo la ragazzina inginocchiata sull’enorme foglio bianco compie il suo lento, danzato rituale prima di impugnare la matita, un grande insetto nero, con le estremità delle zampe e il lungo becco d’oro, attraversa il buio del palco ancora deserto pestando le zampe sull’assito, poi scende la scaletta che conduce in platea, percorre il corridoio laterale sfiorando gli spettatori che ritraggono le gambe accavallate all’infuori, apre una porta di sicurezza e scompare, nella luce dell’esterno.

Lui ce l’ha fatta. 

 


Alla fine, quando tutti se ne sono tornati tra le quinte, le luci si sono accese e gli astanti si sono alzati e alcuni stanno già lasciando la sala, uno dei ragazzi che hanno raccontato i loro disegni torna sul proscenio e comincia a parlare, con frasi forti e smozzicate, ringrazia, richiama un allibito Luca Santiago Mora sul palco per un supplemento di applausi, e intanto prosegue il suo discorso al pubblico che interrompe il deflusso, a sua volta sconcertato: Quando avete qualcosa di importante, dice, quando c’è qualcosa che per voi è davvero importante... quando... si interrompe, abbozza qualche altro spezzone di frase, perde il filo, lo riprende, e lo riperde e recupera di nuovo... insomma, ecco, non importano le difficoltà che dovete affrontare... e se anche qualche volta avete solo voglia di lasciar perdere... riassumo io, ...se avete la tentazione di mollare... non dovete perdere di vista la cosa importante... si muove, non riesce a stare fermo... ecco, andare avanti, mi raccomando, non mollare... e sta lì, ondeggiando leggermente, a guardarci tutti... e noi tutti lo guardiamo, immobili: l’unico che poteva dirci queste cose che volevamo sentirci dire e con l’autorità di dirle.