20/11/14

Il saggio è il territorio degli spaesati



 
Il saggio è il territorio d'elezione degli spaesati, sia nello spazio fisico che in quello mentale (ammesso e non concesso che sia possibile distinguerli chiaramente), è un modo per cercare di orientarsi, di (ri)conoscere le cose e di crearsi una geografia, di segnare un percorso e abbozzare una mappa man mano che si procede, mentre ci si sposta, perché fermi non si può stare (basta la testa che si piega, la pupilla che tremola), una mappa diversa per ogni modo di spostarsi, perché un conto è camminare, un altro correre o volare. Il modo stesso di spostarsi deve quindi farne parte (assieme all'atto dello scrivere), e se non essere direttamente tematizzato, almeno tenuto sempre in considerazione, mai dimenticato,  anche quando relegato tra le quinte o, al momento, per un po', in cantina, taciuto.
È un modo per accostarsi alle cose, cioè per dirle, perché esse sono solo in quanto "cose dette", e non descritte: ovvero descritte non per un postulato o una finalità mimetico-realistica, ma, come diceva già Peter Handke negli anni '60, in quanto "un mezzo per giungere alla riflessione". Meglio ancora, come mi pare che P. H. abbia fatto più tardi (e come la penso io): è la descrizione stessa che deve essere anche (o già) riflessione. E non tanto perché ragiona su ciò che descrive, ma perché la riflessione è già nel modo di descrivere, nella sua forma stessa. Nelle scelte che sono state fatte e che hanno come presupposto tutte quelle che sono state rifiutate, quelle cioè che nel pretendere di mostrare una cosa che è una cosa, ne mostravano solo la forma già consolidata e condivisa, e cioè la nascondevano.
Il saggio (ma in genere ogni scrittura) è allora, o dovrebbe essere, un itinerario di avvicinamento e di delineazione delle cose e del mondo, del modo di percepirle e di pensarle, e insieme del soggetto che andando loro incontro si dà una forma, momentaneamente, nel mezzo del linguaggio e in lotta con esso.
Utinam!

(Si naviga al buio, tra scarsi barlumi.)

Nessun commento:

Posta un commento