27/06/18

Incipit - Robert Walser, Jakob von Gunten



“Qui s’impara ben poco, c’è mancanza di insegnanti, e noi ragazzi dell’Istituto Benjamenta non riusciremo a nulla...”

Subito, dopo le prime parole, ho pensato: Si parla di me. Prima come studente e poi come insegnante. E poi, in generale.
L’Istituto Benjamenta è la vita: anche qui c’è mancanza di insegnanti e si impara ben poco, nonostante la buona volontà di tutti, anche se è meglio non dirlo. “L’insegnamento che ci viene impartito consiste sostanzialmente nell’inculcarci pazienza e ubbidienza”, esattamente come fa la vita: e chi non impara, peggio per lui. Quando si impara qualcosa, o si crede di averlo imparato, è troppo tardi, il danno è fatto, l’errore che ti ha fatto da maestro è agli atti, non si ripresenterà uguale, e quindi aver imparato non servirà a nulla: quando si ripresenterà, la leggera differenza sarà quello contro cui picchierai la testa. E farà sempre male. Cioè, qualcosa si viene anche a sapere, a sprazzi, ma si tratta di informazioni, anche molte, oggi. Ma imparare è un’altra cosa. Se sai veramente qualcosa, cominci a capire anche il resto, e non è detto che sia un bene. Viene in mente un altro famoso incipit, quello di Il richiamo di Cthulhu di H.P. Lovecraft: A mio avviso, il favore più grande che il cielo ci ha reso è l’incapacità della mente umana di mettere in relazione tutto ciò che esso racchiude. Viviamo su un’isola di beata ignoranza posta al centro di neri oceani di infinito, e non era scritto che dovessimo attraversarli. Come dire che se il non sapere fa soffrire, sapere è peggio. Sai che scoperta.
Poi il dolore fortifica, dicono. Bene. Erigi il tuo sistema di difese. Vai sicuro per il mondo, che non sa che farsene del tuo sapere o non sapere, come della tua sicurezza, sempre sul punto di vacillare. Ciò che spesso fa, peraltro. Un vaso pieno di terra è sempre pronto a caderti sulla testa. La terra che conteneva ti ricopre. È la sua forma di misericordia. Non avrai nemmeno il tempo di ringraziare. 
A rigor di logica le cose vanno così. Ma la vita il rigore della logica lo spezza in continuazione. A parte il finale, certo. E lo stesso fa Walser. Così, non solo per lui, ogni tanto, lungo il tragitto, qualche folgorazione ti raggiunge, come Saulo verso Damasco. Che non a caso è caduto da cavallo, d’accordo. Però intanto era per strada, cadendo ha saggiato il terreno e gli occhi hanno visto il cielo.

Robert Walser, Jakob von Gunten (1909, trad. it. Emilio Castellani, Adelphi, 1970)
Uscito su doppiozero.com il 19-03-2018 

 

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