11/06/18

L’intelligenza di Proust e quella degli altri (breve appunto)




"Ogni giorno che passa attribuisco minor valore all'intelligenza", scriveva Proust all'inizio di "Contre Sainte-Beuve".
È una frase che viene citata spesso, in genere per esaltare il valore di ciò che all’intelligenza sarebbe estraneo, se non addirittura opposto. Sentimento, intuizione, immaginazione, esperienza pratica, scuola della vita. Tutte cose bellissime, che però con l’intelligenza possono convivere benissimo. Che dovrebbero, anzi, anche se non sempre è così.

Frasi del genere le può scrivere solo chi di intelligenza ne ha tantissima, invece.
(Senza contare che anche in quello che Proust esclude dall'intelligenza, ce n'è tantissima ancora, di altro genere...)

Ma mettiamo uno che ne ha poca, o molto ma molto meno di lui (come me): per costui averne di più non sarebbe affatto male. E saperla usare, anche, naturalmente. E allora la desidera e ricerca come qualcosa di molto importante. Di decisivo, quasi.
Per attribuire sempre minor valore all’intelligenza bisogna avergliene attribuito tanto, prima, e aver cercato di portarla ai suoi limiti, e solo una volta arrivati lì, cominciare a ridimensionarne il valore.
Diverso è il caso di coloro che non ne hanno affatto, o pochissima, e non sanno, e a volte nemmeno vogliono, usarla, ma non perdono occasione di disprezzarla, vantandosene pure. Costoro non ridimensionano il valore dell’intelligenza perché non gliene hanno mai attribuito. Essendo rimasti molto al di qua dei suoi limiti, hanno visto solo i propri, pensando che fossero i suoi, e quindi, per non sapere che farsene, la spregiano e dileggiano come cosa di nessun conto: l'intelligenza, chi ce l'ha e chi cerca, come può, di accrescerla e usarla. Che ovviamente appaiono loro come stupidissimi e boriosi, che della vita non hanno capito niente. Sempre inquieti e infelici, oltretutto.
Senza capire loro, naturalmente, che questo disprezzo dell'intelligenza non li rende superiori ad essa, come fa il ridimensionamento di Proust che la amplia e sviluppa e illumina in un contesto cha tutta la comprende, ma rivela in tutta flagranza il suo contrario, la stupidità della peggior specie, quella soddisfatta di se stessa.
(D'altra parte, se qualcuno o qualcosa è soddisfatto di se stesso non può essere che stupido.)

(Fine.)

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