03/10/19

Scrivere diretto. Con un inchino a George Steiner (appunti per niente 10)



Mi piace il parlare e lo scrivere diretto, con la minore incidenza possibile di metafore e traslati vari, dove la parte di artificio è tutta devoluta alla sintassi e al ritmo. O a ciò che le parole dirette mascherano, o nascondono, e soprattutto tacciono. D’altra parte, come dice George Steiner (Morte della tragedia, 57), “c’è anche una poesia dell’esplicito”, tanto più che anche laddove è più marcato e sembra occupare da solo tutta la scena, non c’è niente di così flagrante, e compatto e trasparente, che non celi in sé qualcos’altro e non proietti una sua ombra. Non si parla senza immagini. (Qui l’esempio.)


 (citato da questa edizione)

Nessun commento:

Posta un commento