25/01/23

Fuori tempo massimo

 

 

È fatto male e non gli sta bene, dice.

Forse non è colpa sua, ma certo non lo è nemmeno degli altri. E infatti lui non li incolpa. Non si accetta, tutto qui.

E perché mai dovrebbe farlo? Forse che accettandosi sarebbe fatto meglio? No, darebbe solo il suo assenso a qualcosa che è fatto male, e questo sarebbe un male ulteriore.

Forse che gli altri sono fatti meglio, gli chiedo?

È poco probabile, risponde, e comunque non sono fatti suoi e non cambia la sua situazione.

Solo gli stupidi se la prendono con gli altri, e lui non lo è fino a questo punto. Se lo fosse, forse le cose non si dice che andrebbero meglio, ma certo lui si accorgerebbe di meno che vanno male. E invece no, non ha nemmeno questa magra consolazione. Un vero peccato.

Ragion per cui non gli resta che prendersela solo con se stesso. Cosa che però contribuisce a renderlo ancora peggiore di quanto già non sia.

Che fare dunque? In apparenza ha due possibilità: o negare del tutto se stesso, decisione di cui è incapace per una debolezza che è parte del suo essere fatto male; o negare gli altri, azione ben più fattibile, la cui stessa facilità non è però che l’altra faccia dell’incapacità precedente, quindi l’ennesima conferma del suo essere fatto male.

Per trattare male gli altri basta poco: sapere che sono fatti male anche loro è più che sufficiente. Verificare che lo sono è ancora più facile: nessuna evidenza supera quella della loro imbecillità. Anche senza scomodare le loro presunte idee o il complesso delle loro azioni, una parola orecchiata, un semplice gesto, l’espressione che assumono quando credono che nessuno li noti, il poco che vogliono e il meno che li colma, bastano e avanzano. L’idiozia ingravida l’aria più di qualsiasi batterio; non appena una bocca si socchiude, a cavallo del più flebile respiro ne fuoriesce una ventata capace di saturare gli spazi interstellari. Ammesso che già non lo siano.

Se fosse fatto meglio, questo dovrebbe indurlo al sorriso, come faccio io, dice fissandomi negli occhi, o lasciarlo indifferente (meglio): invece è fatto talmente male che prova insieme pena e insofferenza, entrambe in misura limitata però.

Non è possibile, si dice allora: alla lunga anche il troppo poco finisce per diventare troppo, e quando è troppo è troppo. Finalmente si incazza. (Passa subito, comunque.)

 

Davanti a me c’è solo la merdosa morte, conclude fuori tempo massimo.

 


 opere di Federico De Leonardis

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