09/06/14

Non è la prima volta che incontro dei morti





Non è la prima volta che incontro dei morti lungo lo sterrato che corre tra il naviglio e il bosco. Ci deve essere un passaggio nei dintorni. O magari è che gli piacciono i luoghi umidi e ombrosi. Oggi è il primo giorno veramente caldo dell'anno, peraltro, e un po' di fresco non nuoce. Alcuni mi vengono incontro da soli, a piedi, con passo in genere più lento del mio, altri in bici, in pantaloncini e magliette dai colori squillanti, provocatori se si pensa alla loro condizione, dai disegni e motivi banalissimi che non impediscono però all'occhio esercitato di scorgervi crittografie ermetiche che restano comunque indecifrate. Nessuno fa jogging. Per un residuo senso del decoro, presumo. Molti fanno finta di non vedermi, e mi trapassano, quasi fossi trasparente, con uno sguardo gelido, o altezzoso, e attraverserebbero anche lo spessore del mio corpo se io non mi scostassi per non correre rischi (soprattutto quello della conferma); altri mi guardano di sfuggita, spero non per fastidio, assorbiti da qualche pensiero o da un sembiante di attività relazionale, se in compagnia, a volte sottolineata da risolini sommessi o esplosioni di suoni disarticolati, lunghi come uggiolii o secchi come spari, su tutta la scala armonica di qualche inesplicabile umorismo, o emozione. Non so io da dove gli viene tutta 'sta maleducazione, ai morti. Mica erano così prima. Solo pochi mi hanno salutato espressamente o, ma è stato un mezzo miracolo, si sono fermati a fare due parole, fingendo però di non essere loro. Cioè trattandomi con familiarità, ma da cortesi sconosciuti. Non fosse che per certe parole o allusioni che lasciano cadere di sfuggita...
Oggi è stata la volta di uno dei gemelli K., che pedalava disinvolto su una bella bici da corsa, come quelle che gli piacevano già da ragazzo, a fianco di uno che non ho mai visto prima, forse uno di quelli che aveva conosciuto all'estero, dove era andato a lavorare per quasi un decennio. Aveva un bell'aspetto, l'occhio glauco, quasi liquido, dietro gli occhiali dalla montatura leggerissima, la pelle elastica, dorata e non segnata dal reticolo dei capillari, di molto prima che l'alcol lo gonfiasse e il cuore gli scoppiasse. Quando mi ha visto ha cercato di far finta di niente, ma non è riuscito a bloccare del tutto il breve scatto all'indietro della testa e l'inarcarsi della sopracciglia indotti dalla sorpresa. Passandomi accanto però ha abbassato velocemente le palpebre. Un battito di ciglia. Come un cenno d'intesa. O almeno, così l'ho immaginato io. (Gianni!, mi sono detto senza voce.)


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