10/10/14

Discepoli svogliati di Bouvard e Pécuchet (C'è mica tanto da vantarsi)



 
Ci sarebbero poi questi due, che per una breve stagione della loro vita (una ventina d'anni), hanno giocato a fare i discepoli di Bouvard e Pécuchet. La loro passione era la piccola contabilità delle disgrazie esotiche. Uno si era specializzato sui disastri nelle miniere cinesi, con occasionali integrazioni russe e subequatoriali; l'altro in incidenti ferroviari indiani e naufragi di barconi fluviali, ma solo di grandi fiumi, di fiumi storici (la storia era la sua disciplina preferita: in particolare quella militare, che però non aveva scelto per il dovere di contabilità a causa della scarsità di materia attuale, o dell'indegnità, ora non ricordo bene). Poi il primo, poiché l'attualità lo lasciava spesso inoperoso, ha aggiunto i pullman e altri mezzi di trasporto collettivi che cadevano da ponti e scarpate in genere, ma con preferenza per quelle andine. Discepoli poltroni e che l'episodicità degli eventi e la scarsità delle fonti (giornali, teletext, con qualche incursione nel web, troppo sporadica per essere significativa) non invogliava a intensificare la dedizione. Integravano cercando di aggiungere materiale di propria mano allo sciocchezzaio, ma questo non bastava a redimerli. Ogni volta che si incontravano, esponevano con qualche commento improvvisato (dilettanti!) i risultati delle rispettive ricerche. Fatte le somme, chi aveva ottenuto il numero minore pagava il caffè. Ma non sempre. Più spesso facevano qualche passo in silenzio e passavano ad altro con una battuta più o meno infelice.
Uno lo conosco abbastanza bene (è Lucio K., il mio migliore amico); l'altro quasi altrettanto: sono io.

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