01/02/18

E' tutto blasfemo




C'era questo scrittore, materialista e ateo, che usava l'aggettivo “blasfemo” riferito più o meno a tutto (esseri viventi e sognati, reali e mitologici, luoghi, cose, libri, sculture, immagini, voci, odori), tanto che vien da pensare che blasfema, per lui, fosse tutta la realtà in tutte le sue dimensioni, spazio-temporali e “altre”: un’offesa “innominabile” (altro aggettivo del suo pantheon linguistico) a princìpi superiori peraltro inesistenti, e in ultima analisi, anche se non sta bene dirlo, alla sua personale sensibilità, a lui stesso. Anche per questo piace a coloro che si sentono offesi dal mondo (questo, e a maggior ragione gli altri, che, come sosteneva anche Philip K. Dick, sono persino peggio), cioè praticamente a tutti. Incluso il sottoscritto.

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