22/05/18

Comprare anime



 Ci sarebbe questo tizio furbissimo e cattivissimo, particolarmente interessato a comprare una merce immateriale nota in certi ambienti con il nome di anima. La sua idea sarebbe di averne il monopolio, ma sembra che abbia un potentissimo avversario, molto abile e altrettanto avido, che glielo contende in tutti i modi. Il risultato sarebbe tendenzialmente un duopolio fifti fifti, ma al momento gli esperti assicurano che a prevalere sia quest’ultimo, variamente denominato a seconda dei tempi e dei luoghi, che ha molte risorse a sua disposizione, la principale essendo la nomea di essere molto generoso e buonissimo, oltre i limiti previsti dalla legge. Una vera arma impropria, perché è noto che alla bontà non si resiste. Gira gira, la bontà alla fine vince. Su questo c’è pieno accordo. I bastian contrario non li prende sul serio nessuno. Allora lui, il tizio furbissimo dico, deve studiare altre strategie, ampliare la sua offerta, se no col cavolo che i suoi potenziali clienti gli vendono la loro merce. (Ci sarebbero anche quelli che non se ne curano e la buttano nei fossi o nelle discariche più o meno legali, e allora gli agenti dei due contendenti scatenano invisibili lotte grandguignolesche per accaparrarsele, anche se è materiale di infima qualità, ma sono così pochi che assistere a certi spettacoli per guadagni così marginali è piuttosto patetico…)
Non si capisce il perché di tanto accanimento, dal momento che l’anima è una merce molto diffusa, sempre in produzione e senza scadenza, a parte quella naturale del possessore umano, quando dicono che, liberatasi di lui come di una crisalide, in parte cambia natura, nel senso che diventa più pura, senza scorie addosso, come se solo allora raggiungesse la sua vera essenza. Forse è solo avidità. Desiderio di stoccaggio illimitato. Forse in qualche modo per i due contendenti è una forma di nutrimento, una specie di carburante che assicura la loro indefinita perpetuazione. Non so. Lasciamo stare per il momento.
Sono tante le cose di cui poco si sa in questa faccenda, cosa che per alcuni la rende molto interessante. (Per altri invece noiosa, o addirittura insensata, superflua. Gentucola.) Per esempio non si sa da dove l’anima provenga né di cosa sia veramente composta: fatto sta che ogni uomo (ogni essere vivente, secondo le teorie di certi entusiasti: ma questo al nostro compratore non interessa, e forse si radica proprio qui il suo destino, che è la sconfitta), ogni uomo, dicevo, riceve in dote la sua alla nascita e se la tiene fino alla dipartita, quando diventa completamente disponibile per in due contendenti senza l’intralcio del possessore originario che in qualche modo però ne ha determinato la destinazione.
Essendo così diffusa, in certe occasioni la si può comprare a stock di milioni alla volta, ma chissà perché, in altre si ingaggiano lotte furibonde a proposito di qualcuna in particolare, come alle aste. Forse per questioni di prestigio, per mostrare i muscoli, demoralizzare l’avversario, umiliarlo addirittura! Anche se in questo caso il contendente B, quello buono, una bella figura mica la fa, secondo me.
Di alcune di queste contese viene poi raccontata la storia.
Il nostro simpatico compratore (dico simpatico perché è chiaro fin dall’inizio che alla lunga resterà in braghe di tela e il suo nemico, alla fine, nonostante qualche sconfitta in battaglie marginali, vincerà la guerra e toglierà la merce dal mercato tenendosela tutta per sé) ha elaborato comunque le sue strategie per convincere i possessori a cedergli l’agognata merce in oggetto, che però, per quanto allettanti, sono deficitarie. Formidabili a una considerazione ravvicinata, non saranno mai risolutive in un’ottica complessiva. Prendiamo la sua offerta più attraente: la ricchezza (o il potere: è lo stesso, cambia solo l’apparenza). Qualcuno mi spieghi come può pensare di conquistare più anime del nemico con una furbata del genere. Basta pensarci un momento: si tratta di un’offerta per sua natura limitata, dato che si misura nel rapporto relativo a chi non ce l’ha. È vero che tendenzialmente ne può offrire tantissima anche a tutti, ma se tutti hanno tutto, nessuno è ricco o potente, dato che questo si misura in relazione a un più e a un meno, ai pochi e ai tanti. Tutti non possono avere tutto, e se anche tutti avessero tutto in un modo che non sappiamo capire e inoltre ne fossero tutti contenti, beh, allora cosa distinguerebbe le offerte dei due avversari? Anche il nostro eroe sarebbe buonissimo. E quindi uguale all’altro. Forse sarebbero uno stesso unico tizio, come alcuni sostengono che in effetti siano. Lo stesso che si sdoppia perché non sa cosa diavolo fare e allora inscena questo risiko delle anime in cui incarna tutte le squadre.
Ma da noi le cose non vanno così: per dare una cosa a qualcuno la devi togliere a qualcun altro, per dare molto la devi togliere a molti. Se no è robetta, qualcosa che interessa momentaneamente solo qualche poveraccio, gente che si fa abbindolare per niente (la liberazione dalla suocera, per esempio; le belle ragazze e i bei ragazzi; il successo al festival di Sanremo: miserie del genere…). Per cedere quella dotazione che non si sa perché sarebbe così preziosa (è preziosa perché ambita, asino!), uno avveduto chiede una contropartita consistente, adeguata alla considerazione che se ne ha, o che si ha di sé, al narcisismo, alla superbia, che tuttavia viene indicata dagli esperti come la massima debolezza. Altrimenti nisba!
Certo, il nostro amico ha differenziato l’offerta, o quanto meno il packaging, perché a ben guardare tutto si riduce a quella citata. Anche le gioie del sesso. Che se lo puoi avere, e anche comprare, senza troppi problemi, e anzi (meglio) se induci qualcuno a offrirtelo spontaneamente, uno e poi un altro e poi un altro ecc., magari addirittura con trasporto (con sentimento), è molto preferibile. Se senza problemi lo acquisti, senza problemi lo puoi anche mettere in disparte, o cedere. A parte alcune eccezioni che in quelle storie a cui accennavo fanno sempre da pietra d’inciampo: quando uno cade nella trappola che lui stesso ha teso, o ha nostalgia di qualcosa che ha abbandonato per raggiungere altro ecc. Cose così, da melodramma.
Altro da offrire a ben vedere ce n’è pochissimo. Nel caso che ci interessa un’alternativa è stata individuata, una proposta che si tira fuori dal cilindro nei momenti topici: la conoscenza. Altra cosa però sulla cui natura e utilità il dibattito è ancora in corso, ma che non ha molti estimatori e quindi può essere smerciata con difficoltà. È vero che chi la apprezza ne diventa avido e ne vuole sempre, e sempre di più, fino alla dipendenza, come per l’eroina, ma il loro numero è davvero limitato! Forse per questo proprio di costoro si raccontano le storie. Cosa che però io non farò qui. Semmai un’altra volta. Al momento preferisco dedicarmi ad altre. La metafisica, al momento, mi sembra più attraente.

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