01/12/19

Apparizioni (Appunti su Vermeer non entrati in "Figura di schiena")



Nell’assumere le scene di genere più risapute, le scene di genere “tipiche”, che sembrano non simbolizzare nient’altro che se stesse in quanto “scena di genere”, senza all’apparenza modificarle, cioè innovarle criticarle o parodiarle, Vermeer di fatto le svuota, per farne, invece di un momento di una narrazione tutto sommato prevedibile nel suo svolgimento e simbolismo, il punto immobile, senza tempo, dove formicolano mille storie potenziali che però non potranno mai prendere forma, se non quella, sempre deludente, delle debolezze, delle presunzioni o delle minuscole ossessioni degli spettatori. Pur nella loro teatralità (nella loro impaginazione teatrale, voluta, costruita), in queste scene infatti compaiono non persone (come sarebbe se fossero ritratti, perché anche se lo sono di modelli reali – perlopiù famigliari, si suppone – i tratti personali sono smorzati, de-individualizzati, se non elisi del tutto, che sarebbe impossibile), né personaggi (come sarebbe se fossero citazioni o allusioni a scene di genere) o figure simboliche caricate di elementi iconologici o allegorici consolidati (nei pochi casi in cui sembrano esserlo, c’è sempre qualcosa che però li rende ambigui e mette come in dubbio: si vedano le due grandi allegorie della pittura e della fede, per le quali non ci si è ancora messi d’accordo sui molti dei dettagli più importanti), bensì apparizioni. Cioè figure colte nel momento del loro apparire, come se non avessero né passato alle loro spalle né futuro davanti a loro, un momento compiuto in se stesso, nel fulgore del loro essere nel momento in cui vengono ad essere, senza storia, che ne contiene forse infinite (o molte, non enfatizziamo inutilmente), ma il cui istante successivo, se mai ci sarà, sarà quello della loro sparizione.

(A volte l'apparizione è doppia. Come nel quadro riprodotto sopra. Ma può essere anche un colore o un'ombra, come quella della sedia nell'altra donna che legge, quella con la giacchetta blu del Rijksmuseum. Dove addirittura ci sono, ma nelle riproduzioni non si vedono, altre ombre più leggere, azzurre, almeno una, ombra di ombra, della sedia e della giacca, o di entrambe, che ho visto, o mi è parso di vedere, ma sono sicuro di averle viste davvero, un mattino a Amsterdam.)


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