16/11/19

Euridice scompare



Vedi Euridice solo quando scompare:
ma lei c’è solo se la vedi; solo vedendola
la fai essere, ma lei è, solo per scomparire.
La guardi per farla essere nel suo sparire.
Solo nello sparire lei è e puoi vederla.
Se la guardi lei viene a essere,
vibra un istante nell’essere mentre sparisce:
il suo essere è quello della sparizione,
è un essere nella sparizione
che avviene mentre, guardando, la vedi.
Guardare fa insieme essere e sparire.
Sparisce alla vista che l’ha fatta apparire,
che le ha dato apparenza affidandosi
all’apparizione, alla sua possibilità
che non ha mancato di avvenire,
negando al contempo ogni avvenire.

Per me Orfeo un attimo Euridice la vede.
Forse non vede proprio lei, ma il suo scomparire,
la sua scomparsa, il luogo dove era,
che ora è vuoto,
ma segnato dalla sua assenza.
Colmo della sua assenza.
Pesantissimo. E impalpabile.
Perché l’assenza è assenza, inutile
girarci attorno, farne una diversa presenza.


È un momento irrappresentabile.
Non ci sono quadri con Euridice che scompare.
Lei è sempre ancora lì, e Orfeo la tiene per mano,
o lui procede e lei con Ermes lo segue.
In alcuni si volta e lei è ancora lì, l’attimo in cui scompare
è troppo lungo, eterno: lei è sempre ancora lì,
come se dovesse restare per sempre, non sparire mai.
Come mostrare il voltarsi di Orfeo e la scomparsa di Euridice?
Solo la parola lo può dire. L’immagine fallisce sempre.
Nell’immagine lei c’è sempre ancora, o per sempre mai più.
Non ci sono alternative.
Per i sentimentali lei sarà sempre lì;
per i disincantati non c‘è più per sempre,
non c’è mai stata.
L’attimo del suo esserci e quello dello scomparire
sono lo stesso. Sempre già avvenuto o da avvenire.
Mai presente. La presenza si sogna.
La presenza dell’attimo è sognata.
Perché sognarla allora?
Perché si sogna.


Nota per me: anche questo è un appunto antico, non ricordo a proposito di cosa, con coda di oggi 14-11-19. Tutto rivedibile.

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