11/11/19

Puntualità del tramonto


Assente come chi ha declinato per sempre un appuntamento, la sera non accenna ad arrivare: sembra che la luce si ostini a durare sfilacciata in un crepuscolo eterno, col sole in equilibrio sul filo delle nubi all'orizzonte che si sono riservate ogni possibile turbolenza, sovrano e immobile con la consueta dignità eppure quasi vergognoso per l'incresciosa vicinanza, come ne sia invisibilmente eroso.
Evaporato anche il senso dell'attesa, l'uomo senza occhiali fissa istupidito l'equivocità, più che la stranezza, di quella sospensione, lasciando tuttavia trasparire di esserne in qualche modo pago. E difatti lo è. Filtrato dal polsino della camicia, sente il motivetto di proposito anodino che gli segnala la scadenza del termine massimo preventivato risuonare indefinitamente, chissà da quanto tempo. Un'altra persona, vicino, lo guarda divertita, non si potrebbe dire con tenerezza però, senza far nulla per richiamarne l'attenzione, a sua volta paga di questa immobilità definitiva, dimentica del poco di ansia che l'aveva trascinata fin lì.
Chiamarlo non è questione: comincia appena a pensare se sfiorargli la giacca o solo muoversi con la testa o di un passo, insoddisfatta di ogni alternativa per lo spostamento che comunque comporta, quando lo raggiunge, con uno squarcio violento, qualcosa di silenzioso, venuto da lontano, mentre il sole ormai svuotato di energia crolla clamorosamente di colpo, come dicono che accada ai tropici o all'equatore, e l'uomo senza occhiali blocca la suoneria, dilatando in un urlo la nota interrotta, prima di andarsene nel sollievo della sera recidiva.


Nessun commento:

Posta un commento