26/02/16

Un San Lorenzo di Jacopo del Sellaio



e c’era, in questa chiesa così insignificante (da quelle parti... perché dalle mie sarebbe un’attrazione turistica) che si poteva entrare gratis, in primo piano in una grande pala di Jacopo del Sellaio, ai piedi di una Crocefissione affollata dai soliti famigliari e da altri santi suoi colleghi, questo San Lorenzo dal bel corpo atletico, perfetto, attraente, mollemente adagiato sulla graticola, di fianco, che si sostiene su un gomito, come un drudo in attesa dell’amante su un letto, o in mostra per qualche estimatore o cliente sul bordo di una piscina, che tiene nella destra la palma come se fosse una penna che sta per intingere nel fuoco sottostante per scrivere una bella storia, forse proprio la sua, mentre con la sinistra indica il vero martirio, quello soprastante, che dà senso anche al suo, del quale, a giudicare dall’espressione del suo volto, poco gli cale, con quel suo sguardo che in un primo tempo mi era sembrato un po’ superficiale, vanesio, forse per influenza della postura,  e a ben vedere è pensoso ma sereno, già proiettato verso un altrove che tutti conoscono e al quale invece lui è vicinissimo, sta quasi per raggiungerlo, se mai c'e.


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