05/10/22

Alberi disorientati, un po'


Mi sa che le piante ci assomigliano più di quanto siamo disposti ad ammettere (o viceversa: noi a loro, dato che sono più antiche). Lo vedo in questi giorni di fine settembre (anomalo, è vero, se, come dicono, è il più caldo, da noi, degli ultimi 150 anni).

Col cavolo che seguono in tutto e per tutto i ritmi della natura (con le loro anomalie)! Secondo me, anche loro li interpretano. Con tutti i margini del caso. Con tutti i margini che il caso comporta. (In che senso? E quale caso? Il caso nel senso di: questa circostanza, quella dell’interpretazione? O nel senso del caso vero e proprio, con tutti i suoi margini sfrangiati, le smagliature, i buchi, le vie di fuga, i vicoli ciechi, le incertezze, gli errori, i quiproquo?)

(Questo e quello, direi.) 

(Lasciamo stare...)

Cioè, è chiaro che vi sono soggette (ai ritmi della natura: per chi si è perso) e infatti in gran parte reagiscono allo stesso modo. Adottano comportamenti uniformi, stanno nel gregge, intruppate, buone buone: fanno bosco, foresta. Nondimeno c’è chi se ne va un po’ per conto suo: qualcuna in ritardo, altre in anticipo (così come, dopo, alcune cedono prima le foglie, per esempio, altre dopo: all’interno della stessa famiglia naturalmente, e nello stesso posto). Ce ne sono di troppo lente e di troppo sveglie. Troppo rispetto a cosa però non so.

Alcune ascoltano più il giorno, altre soccombono alla pressione della notte. Si abbandonano. (E’ così facile, la notte... E così bello.) Cioè reagiscono non tanto alla durata della luce, al suo sorgere e declinare, la parabola (e il trionfo!): quello è normale, specie per le fortunate, ancora la stragrande maggioranza, che non vivono al chiuso (fortunate si fa per dire, perché ne devono sopportare, le poverine...); quanto (reagiscono) alle temperature, alle differenze. Si perdono nell’escursione termica. Il fresco della notte gli dice una cosa; il calore del giorno, l’afa in questo periodo ancora molto intensa, un’altra. Non la modulazione della stessa voce: due voci, distanti, quasi opposte, in reciproca negazione. Gli gira la testa, alle piante.
Del resto nemmeno io so come vestirmi, specie quando devo uscire presto per le mie passeggiate o per andare in città, che se sto fuori tanto ho paura di dovermi portare la giacca o il giubbetto sottobraccio, se non voglio inzupparmi di sudore, o di ridurmi a stiparli nello zainetto, stropicciandoli. Gualcendoli, forse stracciandoli, come le foglie che accarezzo passando e a volte strappo per tenerle tra le mani, sentirle al tatto, inseguendo le venature, mettendole in luce e infine sminuzzandole, riducendole in polvere. (Barbaro!)

La pianta mica li fa questi ragionamenti: una ha freddo e comincia a ritirare la linfa, a ingiallire le foglie, a perderle in certi casi (a trascurare la fotosintesi: vergogna!); un’altra ha caldo e le viene la bella idea di fiorire di nuovo, di buttare nuovi frutti, come le fragoline selvatiche che ho visto, e non colto, l’altrieri. C’è disorientamento, nella vegetazione. Molti non ci badano, anche tra gli alberi. Io, non so perché, forse per caso, ci ho fatto caso.

Lo so che non è niente: che forse è normale, in fondo; ma sono un po’ inquieto lo stesso.

(Non perdo occasione di esserlo. Una che è una. Nisba!)

 

ps. (Per la cronaca)

I primi a cedere sono i platani, che però ne approfittano per inscenare una morte molto teatrale (infatti non è tale), spettacolare, sanguinosa: a infiammarsi, in questi primi giorni, ci sono solo loro, da soli lungo le strade, o a piccoli gruppi, nelle macchie in riva ai corsi d'acqua o nella boscaglia. Gialli, rossi, intensi, carichi, luminosi, nel verde che sbiadisce. Un trionfo! Facile, scontato addirittura: nazionalpopolare!, ma pur sempre un trionfo. Che uno, anche di bocca non proprio buona (come il sottoscritto: uno snob in certe cose), si augura che duri. E invece no: la velocità con cui si afferma è la stessa con cui passa. Con cui sparisce. Giusto o meno. Tanti saluti e mille grazie, comunque.

(Qualche inverno fa mi ero messo a controllare i tempi della caduta delle foglie, le sequenze a seconda se in città o in campagna o in riva all'acqua, la tenuta di certe chiome, foglie che non si staccano nemmeno secchissime, gelate ecc. Poi mi sono dimenticato di continuare. Sempre così. Manco di rigore.)


 

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